Pelle, stoffa, similpelle, mesh, gomma? Quale rivestimento per la seduta da ufficio?

La scelta del rivestimento della propria poltrona da ufficio non è questione marginale.
Innanzi tutto è una questione estetica: il colore si deve integrare con l’ambiente circostante.
Poi la scelta deve considerare la parte salutistica: il corpo appoggiato su quel tessuto deve
trovarsi a suo agio e deve poter continuare a svolgere “il suo lavoro” in maniera ottimale,
respirando e non sudando durante il tempo di utilizzo.
E non deve essere marginale la valutazione sulla funzionalità del rivestimento: facilmente
pulibile, inattaccabile dagli acari, resistente all’uso prolungato, etc., il basso impatto
ambientale sia per produrlo sia a “fine vita”.
Fino a qualche anno fa le scelte erano limitate alla pelle, destinata al “Top management” ,
la finta pelle (chiamata anche vinilpelle o sky) per le sedute dei “quadri” e il tessuto per gli
impiegati. In alcuni casi anche la gomma, soprattutto per ambienti dove la pulizia è
necessaria (dovendoci passare quindi con vapore e/o disinfettanti) o, anche, per una
tendenza fortunatamente temporanea,
Si trattava di puro classismo, si doveva capire subito entrando in un ufficio chi fosse la
persona più elevata in grado, e la poltrona era sinonimo di “status”, così come lo spessore
dei piani della scrivania.
Si riteneva più importante il tipo di rivestimento invece delle qualità posturali della seduta,
non tenendo conto di cosa potevano soffrire tutti coloro che ci passavano 8 ore al giorno a
sedere, persone che oggi continuano a soffrire di conseguenze derivanti, quali artropatie
croniche.

Da qualche anno, invece, la scelta viene guidata anche da fattori che, assieme alla qualità
del sedersi, si spingono fino all’impatto ecologico ambientale dei componenti.
La pelle, ad esempio, è invisa a coloro che hanno scelto di non utilizzare materie di
derivazione animale e/o ad alto impatto ecologico, la finta pelle di un tempo era altamente
inquinante e cominciava il suo degrado screpolandosi perdendo il suo film superficiale in
poliuretano, il tessuto è sporchevole e difficilmente pulibile senza inquinare fortemente
l’aria con le esalazione dei prodotti utilizzati per la pulizia a “secco”. Il tutto, poi, sempre a
rivestire delle imbottiture di materiale schiumato (gommapiuma,“Foam”, etc) a base
poliuretanica anch’esso inquinante.
Comprare la poltrona per ufficio, quando pensavamo che i rifiuti non sarebbero stati un
problema, era cosa semplice, poi ci siamo accorti dell’impatto che ha sugli utilizzatori e
l’ambiente.
Oggi la tendenza per le poltrone ergonomiche da ufficio è soprattutto l’utilizzo del mesh,
senza imbottiture da rivestire, poco inquinante e sano per chi lo “indossa” in quanto
assolutamente traspirante . Il corpo viene avviluppato delicatamente e sostenuto, essendo
autoportante” non necessità dell’imbottitura e si pulisce semplicemente strofinando con
un panno in microfibra leggermente umido la trama. Per la sua conformazione il mesh
torna sempre allo stato originario, quindi resistente ed elastico, non rimangono né
impronte né calore sui punti di appoggio, usufruendo grazie alla sua trama larga del
raffrescamento e del riscaldamento dell’impianto di condizionamento dell’ambiente
circostante.
Il mesh, anche a livello di impatto ambientale, risulta essere “leggero” rispetto agli altri
rivestimenti e alle necessarie imbottiture (il “foam”di gommapiuma è inquinante, il lattice
che invece ha origini vegetali può provocare allergie) che, oltre ad un degrado molto più
veloce, hanno un effetto impronta dell’utilizzatore precedente che permane, anche in
presenza di una imbottitura “memory”, per un tempo maggiore rispetto al mesh che è
molto più respingente.
Ovviamente il manager che lavora in un ambiente adeguato al proprio livello
professionale, ma che soprattutto non utilizza la seduta per tutta la giornata e che opera con  l’ausilio del videoterminale, può propendere per ogni altro tipo di rivestimento, che
sia pelle, ecopelle, similpelle, alcantara, tessuto o, addirittura, in plastica, ma si ricordi che
oggi lo “status” non è solo l’ostentare prestigio ma, soprattutto, comportarsi eticamente
utilizzando prodotti ecocompatibili e prodotti nel rispetto dell’ambiente e della persona.
Per chiudere voglio semplicemente ricordare che chi usa un videoterminale in maniera
continuativa deve rispettare il Dlgs 81/08 che detta i requisiti perché una poltrona sia
conforme alla sanità del posto di lavoro e che per chi utilizza la poltrona per tempi
superiori alle 8 ore (anche per più operatori in continuo) questa deve essere certificata
BS5459.
La BS 5459, tra gli altri parametri, necessita di seduta che sia certificata per oltre 100.000
cicli “martindale” e che sopporti un peso fino a 150Kg: parametri che dimostrano che non
tutti i rivestimenti per poltrona sono uguali, soprattutto senza il sostegno di una scocca
sottostante e di una imbottitura. E un “mesh” di qualità lo garantisce.